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Messico: Una nuova carovana migrante marcia, per i suoi diritti, verso Città del Messico

Di Andrea Cegna

Dopo aver spettato mesi o anni una risposta alla loro domanda di asilo negli USA, o di ottenere i documenti necessari a risiedere o muoversi legalmente per il Messico, migliaia di migranti centro americani, abbandonati a Tapachula, hanno deciso di marciare verso Città del Messico per protestare. Una carovana di fatto anomala quella che sabato 23 ottobre si è mossa dal confine tra Guatemala e Messico. Una carovana che pare più una lunga marcia di protesta.

I migranti non sopportano più la situazione che si trovano a vivere: i tempi di attesa per un appuntamento alla Commissione Nazionale per i Rifugiati (COMAR), per avviare la procedura di asilo va dai 4 ai 6 mesi. Dopo il primo appuntamento ci sono altri 4, 5 o 6 mesi d’attesa affinchè il personale migratorio messicano (INM) si occupi del caso e dia loro delle risposte. Non per nulla questa nuova carovana è guidata da Irineo Mujica, direttore di Pueblos sin Fronteras, e da García Villagrán, direttore del Centro per la dignità umana. “Chiediamo il pieno rispetto, da parte delle autorità, dei diritti umani dei migranti così come dei difensori dei diritti umani che li accompagnano nel loro viaggio. Rivendichiamo il diritto di organizzarsi collettivamente. Il migrante è alla ricerca della pace e della vita. Denunciamo tutte le violenze di stato contro le famiglie dei migranti” – si legge in un comunicato di Pueblos sin Fronteras – che prosegue “Rifiutiamo totalmente le crudeli politiche razziste di contenimento dell’immigrazione così come la militarizzazione delle frontiere degli Stati Uniti e del Messico. Il modello di incontri, accordi e negoziati tra i governi degli Stati Uniti e del Messico e i cambiamenti nella politica sull’immigrazione in Messico chiariscono che quest’ultimo ha accettato di fare il lavoro sporco per il governo razzista, sfruttatore e oppressivo degli Stati Uniti d’America”.

A pochi chilometri dalla partenza però c’è stato il tentativo delle forze di sicurezza messicane di fermare la carovana. I migranti hanno forzato il blocco, sono volate spinte, manganellate, e calci. Alla fine più di un centinaio di migranti sono stati fermati da agenti dell’Istituto nazionale per le migrazioni e della Guardia nazionale, ma il grosso dei 5-6000 “carovanisti” ha proseguito il suo viaggio.

Lo scontro si è consumato nella cittadina di Viva México, a circa due chilometri e mezzo da Tapachula, dove si erano posizionati, ad attenderli, dozzine di uomini in divisa e in tenuta antisommossa. I manifestanti vedono al loro interno almeno 60 donne incinte e un migliaio tra bambini e bambine e ci sono migranti con varie disabilità tanto che alcuni sono in sedia a rotelle. Un vero esodo di poveri alla ricerca di una soluzione per la povertà in cui sono stati lasciati.

La regione sta vivendo un’ondata migratoria senza precedenti. Tra gennaio ed agosto sono almeno 147mila i migranti, per lo più irregolari, entrati in Messico. Il triplo dei numeri rispetto al 2020. Nel solo mese di luglio si è registato il numero record di 212mila migranti detenuti dall’Office Customs and Border Protection (CBP) degli Stati Uniti.

Di fatto i migranti che si muovono in forma di carovana sono tornati ad essere una netta minoranza. Come sono pochissimi quelli che intraprendono la traversata del Messico in solitaria. Su spinta, soprattutto, degli haitiani vediamo una nuova formula: piccoli gruppi auto-organizzati che si muovono verso gli USA proteggendosi e aiutandosi durante il viaggio, senza attirare l’attenzione delle forze di polizia che, da anni, reprimono con durezza le carovane in movimento.

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