Categorie
Articoli

DOVE SONO I 43 STUDENTI DI AYOTZINAPA 7 ANNI DOPO?

Di Andrea Cegna

La notte del 26 settembre 2014, a Iguala, Guerrero, un pezzo di storia del Messico si è fermata. Un fatto storico che ha cambiato la percezione della violenza nel paese e ha fatto si che si rendessero pubblici i numeri di una guerra fatta di morti e desaparecidos, la mal chiamata “guerra alla droga” del governo Calderon si è mostrata per quel che è: un dispositivo di controllo del territorio, di spartizione di ricchezza e di promiscuità tra economie legali ed illegali con il potere politico. La notte di Iguala è e sarà per sempre uno degli episodi più emblematici di violazione dei diritti umani nella storia recente del nostro Latino America. Un gruppo di studenti della Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa, tra i 17 e i 25 anni, si è recato nella città di Iguala, Guerrero, per “occupare” (come storicamente han sempre fatto) alcuni autobus per poter andare a Città del Messico e partecipare alla commemorazione del 2 ottobre, che ogni anno mantiene viva nel paese la memoria della grande repressione contro studenti e studentesse nel 1968. Sebbene il mantenimento e l’uso temporaneo di autobus da parte degli studenti aveva avuto il tacito avallo di aziende e autorità, il 26 settembre la risposta delle autorità non è stata quella ordinaria: La polizia municipale di Iguala ha aperto il fuoco sugli studenti per impedire loro di lasciare la città con gli autobus. La polizia, con il supporto di altre forze – alcune in abiti civili – è riuscita a bloccare la strada a cinque autobus: tre che transitavano in una via centrale e due che lo facevano in una via periferica. Sono stati caricati sui mezzi della polizia municipale 43 studenti, da allora scomparsi. Sei persone sono state uccise. Gli autobus attaccati quella notte sono però 6 Uno, uguale a quello degli studenti, portava una squadra di calcio giovanile a casa dopo una partita. Ad attuare l’attacco ai bus è la polizia municipale coadiuvata da effettivi della polizia federale e persone in abiti civili che, come si è poi dimostrato, facevano parte della struttura di un’organizzazione criminale fortemente intrecciata con le autorità statali presenti in quella zona del Guerrero, chiamata Guerreros Unidos.

Almeno 40 persone sono rimaste ferite, contando due studenti che hanno subito danni gravi e permanenti. In totale, quella notte più di 180 persone sono state vittime dirette di violazioni dei diritti umani e circa 700 persone sono state vittime indirette, se si considerano le differenti famiglie.

Il caso degli studenti di Ayotzinapa è diventato di dominio mondiale grazie alla determinazione delle famiglie e degli studenti della Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgos. La loro denuncia, la loro forza, il loro coraggio ha trasformato uno dei tanti casi di sparizioni forzate e di violenza in un caso centrale nella storia del paese. La loro perseveranza ha scavato nell’antro narrativo del Messico dove si vuole, per semplicità, che ogni caso del genere sia causato dai narcos, narcos che governano la politica nazionale. La realtà attorno al caso Ayotzinapa mostra come il legame tra gruppi criminali e politica sia strettissimo e ambivalente, la politica usa i narcos i narcos sfrutta la politica. Tanto che il processo di ricerca della verità e della giustizia avviato dai parenti degli scomparsi ha subito l’ostruzione delle indagini da parte delle Autorità ai massimi livelli e ciò ha impedito di trovare la verità su ciò che accadde così come che fine han fatto i 43 studenti. Secondo Luis Raul Gonzales Perez, presidente della Commissione Nazionale Diritti Umani (CNDH), “a Iguala diverse autorità, a livello federale come locale e municipale, sapevano che l’indagine era stata modificata e contaminata, però nessuno ha fatto nulla per evitare il disastro che si è presentato come verità storica.” Ha anche aggiunto che “diverse autorità hanno violentato il diritto alla verità delle vittime e della società, in molte occasioni”. Le indagini della CNDH  evidenziano le responsabilità di Enrique Peña Nieto, presidente della repubblica, della Segretaría della Difesa, della Marina militare così come del governo statale del Guerrero, il Congresso statale e il sindaco di Iguala. Non solo, recentemente, nel 2020 il capitano dell’esercito José Martínez Crespo, noto come “Capitán Crespo”, uno dei principali implicati nel caso Ayoztinapa, è stato portato in prigione. E’ accusato di criminalità organizzata, omicidio e sparizione forzata. Le indagini, in corso, direbbero che il militare era allo stesso tempo conosciuto come Sidronio Casarrubias, leader della locale banda criminale responsabile della sparizione degli studenti. 

Martínez Crespo era, per di più, tra i più alti graduati del 27° Battaglione di fanteria, gruppo militare che operò nella triste notte tra il 26 settembre e la mattina del 27 settembre 2014 a Iguala, Guerrero, quando è stato eseguito l’attacco agli autobus degli studenti della scuola normale “Raúl Isidro Burgos” con la scomparsa dei 43. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *